Sabbatani Schiuma: “la nuova Lega oltre destra e sinistra”.
di Giuseppe Vatinno – Affari Italiani
Parla Fabio Sabbatani Schiuma, esponente storico della destra sociale e oggi uno dei tre consiglieri eletti a Roma in Noi con Salvini.
Un primo pensiero sulla vittoria di Matteo Salvini alle primarie della Lega Nord.
Intanto c’è un dato importante che in pochi hanno sottolineato, l’aver battuto l’”unanimismo” che ha messo in crisi il “finismo” ed anche il ‘berlusconismo’ e sarà uno dei motivi del non lontano ridimensionamento del grillismo. In un partito poi servono anche i pensieri diversi, sono sintomo di vitalità, alimentano il dibattito e dal confronto nascono le sintesi. Salvini è un grande leader che deve ora guidare l’Italia.
E quali sono gli scenari politici della Lega Nord che si aprono ora?
Beh, è una domanda che andrebbe rivolta a Salvini, non a me, che sono poi un semplice consigliere locale di Noi con Salvini. E poi credo sia fondamentale attendere il Congresso Federale della Lega del prossimo 21 maggio. Io posso solo dire che, a mio modesto avviso, ha fatto bene come segretario federale a non arrivare alle elezioni con un mandato in scadenza: così avrà ancor più autorevolezza nel dare le linee politiche, organizzative ed elettorali. Inoltre anche un bambino sa leggere i numeri: Salvini ha preso in mano un partito un po’ malandato, travolto da qualche scandalo, e l’ha portato oggi a misurarsi con Forza Italia, da pari a pari. Non mi sembra poco. Se penso a cosa hanno fatto invece Fini e i suoi colonnelli che la destra l’hanno distrutta…
Ok, ma domani si arriverà allora a una Lega ‘nazionale’, a un nuovo partito di destra?
Guardi che non credo sia la cosa giusta chiedere a Salvini di fare un nuovo partito di destra: relegandolo poi a destra, da dove neanche peraltro proviene, lo si etichetterebbe e limiterebbe, quando uno dei tanti meriti di Salvini è anche quello di aver messo le prime basi, insieme a Giorgia Meloni, per la nascita di un grande blocco sociale, all’interno del quale tante anime potrebbero ritrovarsi, compresi coloro che provengono da un’esperienza di destra, ma non solo.
Allora possiamo parlare di una Lega Nord che abbandona l’indipendentismo e si scopre nazionale?
Nessuno deve rinnegare nulla, chi lo fa in politica poi finisce sempre male. Si tratta, sempre a mio avviso, di riattualizzare il problema delle autonomie: se la Sicilia, ma anche la Sardegna, il Friuli e la Valle d’Aosta, fino alle province autonome di Trento e Bolzano, hanno uno statuto speciale, perché un cittadino lombardo o veneto non può chiedere altrettanto? Fosse per me lo concederei anche a Roma, che oltre agli onori si sobbarca anche parecchi oneri di essere Capitale. E ancora, va costruito un progetto vero anche per il centro-sud, magari una federazione di soggetti che, riconoscendosi in una comune leadership, sottoscrivano dei punti, per esempio, su Europa, fisco, sicurezza e immigrazione.
Così fosse, il movimento da cui lei proviene, Riva Destra, nato nel 1993 come circolo di Alleanza Nazionale e oggi presente in molte regioni italiane, potrebbe allora confluire?
Premesso che sono nato con Riva Destra ed è la mia famiglia politica da sempre, mi domando, se ancora hanno un senso le parole destra e sinistra (la vera divisione oggi è tra sovranisti e mondialisti semmai), il primo luglio ci sarà l’annuale riunione della Direzione nazionale e i dirigenti di Riva Destra discuteranno serenamente e liberamente. Voglio solo ricordare che quando ho aderito insieme ai miei amici romani a Noi con Salvini per fare ‘l’ala destra’, l’allora commissario regionale del Lazio, il capogruppo leghista al Senato Gian Marco Centinaio, pubblicamente non mi ha chiesto di lasciarla, tutt’altro, volle, attraverso la mia nomina nel coordinamento romano e la mia candidatura, dare un segnale di attenzione a Riva Destra tutta. Purtroppo nel resto d’Italia non è accaduto lo stesso. Io penso di aver ricambiato tale fiducia con lealtà e la correttezza che contraddistinguono Riva Destra, ma anche tramite i numeri con i quali sono stato poi eletto. Vedremo.
Lei è considerato un lepenista, non a caso un anno fa è stato al fianco di Marion Le Pen nella sua trasferta romana dello scorso anno: è una linea che però è stata sconfitta nelle urne francesi e anche in Italia si torna a parlare di centro moderato. E infine la stessa Marion ha annunciato il ritiro dalla politica.
A me non pare che ci sia stata una totale sconfitta, anzi, Marine le Pen è arrivata al ballottaggio, si sono dovuti mettere insieme, come in un gran fritto misto, centrodestra e centrosinistra per sbarrarle la strada all’Eliseo. Marine è l’antisistema, il Front National è il primo partito in Francia e per la prima volta ha anche stabilito alleanze con altri partiti, domani cambierà nome, ma la ricetta è sempre la stessa. Il domani appartiene agli identitari, in Usa, in Russia, in Europa. Su Marion, le posso dire che non credo affatto a un suo ritiro definitivo. Se poi di fronte agli impegni politici ha davvero scelto di fare la mamma “a tempo pieno” ha tutta la mia ammirazione, o meglio, ‘chapeau’.
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